Perché in Brasile si parla il portoghese | Imparare

Perché in Brasile si parla il portoghese

Publicado em 24/01/2022 10:58


Perché in Brasile si parla il portoghese

Si stima che, quando i coloni portoghesi arrivarono in Brasile, nel 1500, fossero circa 1078 le lingue parlate nel paese, la maggior parte derivate dalla grande famiglia linguistica tupi-guarani. Il censimento di 2010 ha registrato che vi sono ancora 305 gruppi indigeni che parlano 274 lingue diverse. Oggi la popolazione di lingua indigena si trova soprattutto nella regione Nord del Brasile.

Pero Vaz de Caminha, lo scrivano incaricato di descrivere alla corte la grande scoperta, in una lettera lanciò il suo allerta: la comunicazione con quel popolo pulito e dai visi ben delineati era difficile, quindi, era necessario e urgente catechizzare quella gente. In questo modo il portoghese cominciò a mettere radici e pian piano si diffuse sul territorio.

Quasi tre secoli dopo, nel 1757, un editto reale vietò l'utilizzazione della lingua tupi-guarani su tutto il territorio e impose l'uso del portoghese come lingua ufficiale. Anche le lingue parlate da vari gruppi di immigrati che arrivarono in Brasile dal 1850 saranno bersaglio di azioni repressive.

Non sono stati, però, soltanto gli esploratori lusitani, con il loro idioma e la loro cultura a dare vita a tutto ciò che oggi raduna la lingua e la cultura del Brasile. Non riuscendo a sottomettere gli indios alle loro regole, compreso il lavoro forzato, i portoghesi cominciarono a deportare schiavi africani in Brasile. Con la storia della schiavitù in quella zona, iniziò, anche un grande incrocio di lingue, culture e abitudini. Tutto ciò ha contribuito grandemente alla trasformazione del portoghese arrivato il Brasile con i lusitani. Nel lessico brasiliano, tutt'ora, ci sono vocaboli provenienti dal tupi-guarani, soprattutto in ciò che riguarda la natura, la flora e la fauna. Lo stesso accadde con l'influenza degli schiavi africani, e dei loro dialetti.

Quando, tra il 1808 e il 1821, la famiglia reale ha deciso di soggiornare per un periodo in Brasile in modo da avere più controllo sulla colonizzazione, il “brasiliano” e il portoghese si riavvicinarono nuovamente. Con la presenza di un grande numero di portoghesi che accompagnavano i reali l'idioma subì ulteriori mutazioni.

Nel settembre del 1822, il Brasile dichiarò l'indipendenza dal Portogallo e in seguito francesi, olandesi e spagnoli invasero il Brasile. Anche loro hanno contribuito ad arricchire il lessico. Ancora oggi, i brasiliani hanno nel loro vocabolario termini di origine francese usati quaotidianamente: Abajur (invece che lamparina di mesa, come dicono i portoghesi), patê, camelô, chofer, pivô, garçom o revanche sono soltanto alcune delle parole rimaste in uso.

Lo stesso vale per lo spagnolo. Termini come charuto, novilho, alfafa, baunilha, o camarada, oggi fanno parte del vocabolario brasiliano. Di conseguenza, man mano che europei e africani lasciavano le loro impronte nella lingua di uso quotidiano, il portoghese lusitano si allontanava dal portoghese brasiliano.

Va detto, anche, che i coloni portoghesi e i loro discendenti non hanno mai superato il 30% della popolazione brasiliana e i gruppi etnici non bianchi (neri, mulatti, creoli e indigeni) hanno sempre oscillato intorno al 70% della popolazione fino alla metà del XIX secolo. Pertanto, la maggior parte della popolazione brasiliana acquisì il portoghese attraverso l'uso pratico della lingua, benché provenisse da famiglie di idioma diverso.


Il popolo brasiliano assorbì un portoghese diverso, lontano da quello "ufficiale". Nel XIX secolo, solo lo 0,5% della popolazione era alfabetizzata. Nel 1872, il 99,9% degli schiavi, l'80% dei liberi e l'86% delle donne erano analfabeti. Il portoghese si sviluppò in Brasile, dunque, oralmente, per l'assenza di una normale acquisizione scolastica.

Con l'influenza del Romanticismo, nel secolo XIX, la produzione letteraria in Brasile conquistò spazio e, cosi, la lingua acquisì una sua peculiarità, diventando ancora più diversificata dal portoghese parlato in Portogallo. Il tempo è passato e da allora ci sono state 4 riforme ortografiche della lingua. L'ultima, quella del 1990, è stata un tentativo dalla Comunità dei Paesi di Lingua Portoghese di unificare l'idioma in tutte le nazioni lusofone: Angola, Brasile, Capo Verde, Guinea-Bissau, Guinea Equatoriale, Mozambico, Portogallo, San Tomé e Príncipe e Timor Est. In questo modo la lingua ha conquistato un ulteriore prestigio all'ONU rendendo più semplice la comunicazione e la stesura di documenti tra questi Paesi.

Oggi 240 milioni di persone, nel mondo, parlano il portoghese. Di queste, la grande maggioranza è formata dai brasiliani: 200 milioni. Negli ultimi anni tra i professori che insegnano l'idioma si verifica la tendenza di definire l'idioma soltanto come lingua portoghese non facendo più riferimento al portoghese del Brasile e al portoghese europeo. Si impara il portoghese. Alla fine, le differenze non sono, poi, cosi tante da compromettere l'apprendimento. A volte la pronuncia lusitana può risultare di più difficile comprensione, ma nulla che non si possa risolvere con il tempo e la pratica. Nei miei corsi lavoriamo sull'ascolto di entrambi gli approcci idiomatici, in modo che lo studente sia autonomo.